Si è inaugurata la Stagione del Teatro Vitaliano Brancati di Catania, con la commedia “Le femmes savantes” di Molière.
Diretta da Giovanni Anfuso, protagonista Giuseppe Pambieri, affiancato da un cast d’eccezione.
In questo tempo di woke culture, dove la prontezza della battuta prevale
sulla valenza dei contenuti, e di linguaggi politically correct, irrompe sulle
scene italiane “Le femmes savantes” di Molière, che mette in ridicolo le
tendenze culturali della borghesia del XVII secolo, con il titolo italiano
“Le intellettuali”. Con essa si dà il via alla Stagione 2024 2025 del Teatro
Vitaliano Brancati di Catania.
Il regista, Giovanni Anfuso, continua a visitare i testi classici (questa
volta “di” non “da”) con un nutrito qualificato cast capitanato da Giuseppe
Pambieri nel ruolo di Chrysale (Molière lo scrisse per se stesso), Giorgio
Lupano (Trisottin), Micol Pambieri (Philaminte), Davide Sbrogiò
(Ariste), Barbara Gallo (Bélise), Santo Santonocito (Vadius e notaio),
Eugenio Papalia (Clitandre), Roberta Catanese (Henriette), Isabella
Giacobbe (Armande), Margherita Frisone (Martine), Gabriele
Casablanca (L’Epine). Co-prodotta da Teatro della Città – CPT e Teatro
di Messina, la commedia si avvale delle scene di Andrea Taddei, i
costumi di Riccardo Cappello, le musiche di Luciano Francisci e
Stefano Conti, i movimenti coreografici di Giorgia Torrisi Lo Giudice e
il disegno luci di Antonio Rinaldi.
Les Femmes savantes, tradotto anche come Le donne intellettuali, Le
donne sapienti o Le femmine saccenti, è una brillante commedia in cinque
atti che ironizza su intellettualismi e mode, la penultima scritta da Molière
(1672), l’ultima in versi, ed è parte del ristretto numero di opere non
prodotte per esigenze di corte o altre committenze.
Una commedia in cui satira e dramma si intrecciano per offrire un ritratto
impietoso, ma esilarante, della società del tempo, che si ripropone oggi
come refrain. In un elegante salotto barocco parigino, sarcasmo e arguzia
sostituiscono i formalismi e svelano ambizioni e contraddizioni di dame
colte e letterati vanesi, giochi di potere e di apparenze, attraverso la
creazione di personaggi esemplari.
Apprendiamo che intellettualismo e questione femminile emergono sin dal
1672, per riandare con la memoria alla sfilata di medici e filosofi che
hanno imperversato durante la pandemia Covid sui teleschermi,
rammentando al tempo stesso che Aristofane (450 – 385 a. C.) aveva già
trattato l’argomento ben cinque volte almeno (Le nuvole, Le vespe, La
festa delle donne, Lisistrata, Le donne in Parlamento) evidenziandone la
rilevanza anche nei confronti del mito.
Nel salotto barocco di Molière ce n’è per tutti, uomini e donne, ad
alimentare la disperazione di Pambieri che, non trovando conforto tra le
pareti di casa sua, chiede asilo, comprensione e conforto agli spettatori:
quella quarta parete che rinnova e sostiene la magia del teatro.
Dopo le date di Catania, la commedia sarà al Teatro Massimo Città di
Siracusa dal 5 all’8 dicembre. Si auspica possa proseguire con una tournée
italiana.
FOTO DI DINO STORNELLO